Il mito della felicità: la serenità come chiave del benessere psicologico

Il libro di Paolo Borzacchiello e Paolo Stella, Colleziona attimi di altissimo splendore, si apre con una frase che colpisce come un fulmine: “La felicità non esiste.” Per un lettore che si avvicina senza difese, quest’affermazione può risultare spiazzante, quasi provocatoria, perché va in direzione opposta rispetto a ciò che la società ci ripete di continuo: che dobbiamo cercare, conquistare e trattenere la felicità a ogni costo. Eppure, dietro quelle tre parole si nasconde una verità tanto semplice quanto profonda: la felicità non è uno stato permanente, ma un istante fugace, un bagliore che attraversa la nostra esperienza e che spesso riconosciamo solo quando è già passato.
Quante volte ci capita di chiedere a un bambino: “Sei felice?” È una domanda che a molti di noi è stata rivolta quando eravamo piccoli e che, ormai adulti, ci ritroviamo a ripetere quasi automaticamente. Ma se ci soffermiamo un attimo a riflettere, ci rendiamo conto che questa domanda contiene un errore di fondo. La felicità, intesa come stato costante e duraturo, non esiste davvero: esistono piuttosto attimi, frammenti di vita che ci regalano gioia, intensità ed emozione. Pretendere che la felicità sia una condizione permanente rischia di portarci a frustrazione e disillusione, mentre imparare a riconoscere e accogliere i momenti felici ci permette di vivere con maggiore consapevolezza e serenità.
Un mio paziente, durante una seduta, mi ha detto con un velo di malinconia: “Ero così felice una volta e nemmeno me ne rendevo conto…” Una frase semplice, ma profondissima. Racchiude il paradosso della nostra epoca: spesso riconosciamo la felicità solo a posteriori, quando quel momento è ormai passato. Non ce ne accorgiamo mentre lo stiamo vivendo, presi dalla fretta, dalle preoccupazioni o dal bisogno di rincorrere altro. Così la felicità scivola via in silenzio, lasciandoci la sensazione di aver perso qualcosa di prezioso senza averlo realmente goduto.
Interessante, a questo proposito, è anche uno studio scientifico condotto dall’Università di Berkeley nel 2024, che ha dimostrato come il preoccuparsi troppo di essere felici possa avere un effetto controproducente: chi è ossessionato dal raggiungere la felicità finisce spesso per sperimentare minore benessere psicologico, maggiore insoddisfazione di vita e persino sintomi depressivi. In altre parole, l’ansia di dover essere felici a tutti i costi ci allontana proprio da quello stato che cerchiamo di inseguire.
I ricercatori spiegano che un modo per cambiare prospettiva ed evitare di preoccuparsi troppo della felicità è accettare che forse non ci si sentirà mai completamente felici, nemmeno durante esperienze positive. Come osserva Zerwas: “Pochi momenti, se non nessuno, porteranno soltanto felicità, e aggrapparsi agli aspetti meno perfetti dei momenti positivi finirà per rovinarli. Invece, accettare le emozioni che proviamo nel momento presente ci permette di andare avanti senza aggiungere ulteriore negatività all’esperienza.”
Gli studiosi aggiungono inoltre che per proteggere la salute mentale può essere utile accettare che le emozioni negative sono risposte naturali della vita, non considerare le attività positive solo come un mezzo per raggiungere la felicità, e dedicarsi ad esperienze che favoriscono la connessione sociale.
Ed è qui che entra in gioco la serenità. La parola deriva dal latino serenitas, a sua volta da serenus, che in origine indicava il cielo limpido e senza nuvole. Se la felicità è un lampo che illumina un istante, la serenità è una luce più soffusa ma costante, che ci accompagna nella quotidianità. Non promette euforia né picchi di entusiasmo, ma ci dona equilibrio interiore, pace e capacità di affrontare le inevitabili difficoltà della vita con maggiore centratura. Essere sereni non significa non avere problemi, ma riuscire a stare dentro le situazioni senza esserne travolti.
Coltivare la serenità interiore ci aiuta a riconoscere i momenti felici quando accadono, a gustarli per quello che sono e a non vivere nell’illusione che possano durare per sempre. È una scelta quotidiana, fatta di piccoli gesti: rallentare, respirare, prendersi cura delle relazioni, coltivare la gratitudine per ciò che c’è.
Come perseguire la felicità: 7 consigli pratici
- Accetta che la felicità non è costante
Non inseguire uno stato permanente, ma riconosci i singoli momenti felici come parte naturale della vita. - Pratica la gratitudine ogni giorno
Annota 2-3 cose per cui ti senti grato: questo semplice esercizio allena la mente a notare ciò che funziona. - Coltiva relazioni autentiche
Dedica tempo di qualità a chi ti fa stare bene: la connessione umana è una delle principali fonti di benessere. - Rallenta i ritmi quotidiani
Impara a prenderti pause consapevoli, anche brevi: fermarsi a respirare abbassa lo stress e aumenta la presenza mentale. - Sii gentile con te stesso
Tratta i tuoi errori con comprensione invece che con giudizio: la self-compassion è un fattore chiave di serenità. - Vivi il presente
La mindfulness e l’attenzione al “qui e ora” aiutano a gustare i piccoli momenti invece di rimandare la felicità al futuro. - Cura corpo e mente insieme
Movimento regolare, sonno adeguato e alimentazione equilibrata creano la base biologica per vivere con più energia e serenità.
La felicità non è uno stato costante, ma un attimo prezioso. La serenità, invece, può diventare una scelta quotidiana, un modo di stare nel mondo che ci rende più resilienti e presenti a noi stessi. Se desideri intraprendere questo cammino con maggiore consapevolezza, un percorso di counseling psicologico può aiutarti a coltivare equilibrio e benessere interiore.
FONTI E RIFERIMENTI
Borzacchiello, P., & Stella, P. (2021). Colleziona attimi di altissimo splendore. Mondadori.
Mauss, I. B., Tamir, M., Anderson, C. L., & Savino, N. S. (2011). Can seeking happiness make people unhappy? Paradoxical effects of valuing happiness. Emotion, 11(4), 807–815. Leggi Articolo
University of California, Berkeley. (2024). Stop worrying about being happy: New Berkeley Psychology research suggests doing so makes people less happy. College of Letters & Science. Recuperato da Leggi Articolo